Vieni ad aprire i sepolcri in cui siamo rinchiusi,
chiamaci forte per nome
perché lasciamo cadere le bende che ci coprono gli occhi,
il bozzolo che avvolge le nostre membra intorpidite.
Fa’ rotolare via la pietra che ci pesa sul cuore
e che lo appesantisce,
lo priva del coraggio, della compassione, dello slancio.
Non ci siamo accorti che muori, Signore,
muori ancora sulle tante croci di questo mondo malato,
con le Tue braccia spalancate
in un abbraccio che tutto perdona, tutto consola, tutto assolve.
Muori da solo
e il cielo pare chiudersi sul Tuo bel capo trafitto,
su quelle mani che hanno fatto solo il bene
e ora portano il foro dei chiodi,
su quei piedi che non hanno conosciuto riposo
e ora sono immobili e conficcati nel legno.
Sì, Signore, Tu muori
ma non per sempre.
GiĂ si prepara la nuova Alba,
perché la luce vince sempre le tenebre
e Tu sei luce.
Luce che permea il mondo,
lo vivifica,
distillando giorni nuovi
come gocce di rugiada,
balsamo,
unguento per ogni ferita.
Linfa che porta vita tra le macerie,
tra i pezzi rotti che ci lasciamo alle spalle.
Tu non ci vuoi rinchiusi nel sepolcro,
per questo sei sceso Tu nel sepolcro.
Lo hai fatto per mostrarci qual è il nostro retaggio:
non un retaggio da schiavi,
ma da uomini liberi.
Ora, Signore, fa’ che il Tuo sacrificio non sia vano.
Che sappiamo riprenderci in mano
quella vita che ancora una volta ci doni,
non per ripiegarci su noi stessi,
ma per aprirci all’amore,
per diventare noi stessi amore,
per diventare Te.