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Un’oasi nel deserto… Ecco cos’è il convegno.
Un’oasi segnata sulle cartine ma di cui pochi ne apprezzano il beneficio, magari perché preferiscono dissetarsi ad altre sorgenti più attraenti o perché del tutto indifferenti, convinti di poter sostenere da soli il cammino nel deserto.
Così, provenienti da luoghi e sentieri diversi, distinguibili da accenti locali e stranieri, tutti quelli giunti all’oasi sono accomunati dalla certezza che è valsa davvero la pena di affrontare la fatica del viaggio, breve o lungo che sia, di far tacere le voci e i rumori del proprio deserto d’origine, di sospendere per qualche tempo le routine affannose del quotidiano perché non saranno deluse le speranze di rigenerarsi a quella “Sorgente”.
Sì, i viandanti smaniano di attingere a quel pozzo e a quel cibo che i curatori hanno loro predisposto per ricrearsi.
Cibo che ha richiesto sforzi e sacrifici in aggiunta al tran tran già non facile, ma ripagati dalla gioia proveniente da quei volti desiderosi di riabbracciarsi, di braccia aperte pronte ad accoglierne di nuove, cuori impazienti di assaporare insieme il silenzio profondo della preghiera e della Parola, come un rinnovato cenacolo.
Tra i tozzi di pane da riporre in bisaccia c’è quello di Frate Luca che ci ricorda che Gesù è VIA, VERITA’ e VITA . Nel deserto, ossia in quei luoghi asfittici non si può non morire senza di Lui. Ma, se così fosse, se in quel deserto dovessimo incontrare la morte, non bisogna disperarsi… La Misericordia di Dio è sempre pronta a soccorrere, e a ridonare la vita, quella vera.
E’ Gesù stesso a raccontarcela attraverso la parabola del Figliol Prodigo, paradigma della condizione umana e dell’atteggiamento misericordioso del Padre. E’ un altro boccone da portare con sé sulla via del ritorno preparato da Don Luca.
Chi è il fratello minore lo sappiamo tutti, il peccatore. A lui, il Padre parla nell’intimo: ritorna in sé perché la Misericordia lo illumina dal di dentro, la Misericordia apprezza la sua umiltà, il coraggio di dichiararsi sconfitto e schiacciato a morte dal deserto, ossia da scelte che escludono l’Amore, quello vero.
Ma, chi è il fratello maggiore? E’ chi ipocritamente vive con il Padre ma non “conosce” affatto il dono che gli è stato concesso. Non rappresenta i salvati ma l’altra parte di peccatori, quella alla maniera del ricco epulone. Lui obbedisce, lavora, non si risparmia, conoscendo le leggi a memoria ma i suoi atti sono come un tamburo che batte a vuoto: senza suono. E’ divorato dall’interno dal verme della gelosia dei piaceri del peccato che l’altro si gode e lui no. E’ costretto ad agire secondo un clichè, puro formalismo.
A lui il Padre parla dal di fuori, prevede un intervento dall’esterno, quasi superiore perché “dentro” è soffocato, non c’è alcuno spazio, uno spiraglio d’ingresso.
Sembra quasi di riecheggiare il suono della Sua voce nel giardino dell’Eden “Dove sei?”…
In fondo, è lì che è cominciata la storia della Misericordia…
Arrivederci alla prossima oasi.
Elisa